Giovedì 21 luglio (ore 21.00) al Teatro Rasi Ravenna Festival presenta Dove dimorano le fate e gli spiriti (in giapponese Mahoroba no kodama), un’ anteprima europea della compagnia di teatro di figura giapponese Kawasemi-za.
Guidata dal fondatore, Yamamoto Yoshiya, Kawasemi-za è una delle più reputate e innovative compagnie della scena del teatro di figura contemporaneo, non solo del Giappone. Le marionette sono dotate di una struttura peculiare e manipolate dai marionettisti, attraverso un meccanismo frutto della ricerca originale di Yamamoto, in una fruttuosa e originale commistione delle tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente.
Lo spettacolo presentato al Festival nasce dalla collaborazione di Kawasemi-za con il celebre regista di cinema di animazione Takahata Isao, che è stato ospite di Ravenna nel 2004, in occasione della prima retrospettiva integrale italiana dei lungometraggi da lui diretti. L'incontro tra la ricca e fascinosa immaginazione visiva delle marionette di Kawasemi-za e della loro tecnica così raffinata con la sensibilità creativa di Takahata ha avuto come frutto uno spettacolo in cui vengono riprese e rappresentate le tradizioni più autentiche e radicate del folclore del Giappone.
Queste tradizioni, sia narrative sia musicali, sono state adattate nel massimo rigore filologico, tuttavia senza nulla sacrificare all'estro degli artisti, a creare uno spettacolo di assoluto fascino che conduce lo spettatore in un modo di magiche creature. Un mondo fantastico che, pur appartenendo alla tradizione del paese del sol levante, rischia sempre più di essere messo da parte e dimenticato, sacrificato sull'altare della modernizzazione. Il lavoro di Takahata e di Kawasemi-za risulta quindi ancora più meritorio, per la possibilità data, prima al pubblico giapponese e ora a quello italiano, di scoprire o riscoprire il valore della fantasia, della tradizione, delle radici nel mondo naturale alla base di ogni tradizione culturale di ogni latitudine.
Nella tradizione nipponica, molti animali erano protagonisti di storie affascinati, spesso dotati di poteri soprannaturali. Lo spettacolo Dove dimorano le fate e gli spiriti si apre infatti con l'apparizione di una donnola, in passato una visione frequente in Giappone. Giungono poi due demoni, Guji e Gobe i quali, contrariamente alle rappresentazioni convenzionali rivelano un animo gentile nonostante l'aspetto mostruoso. Nel quadro successivo viene rappresentata la tradizione dei Zashiki warashi, spiritelli benigni che spesso si manifestano sotto le sembianze di bambini, che portano la fortuna nelle abitazioni dove decidono di dimorare. L'episodio successivo è dedicato alla magica trasformazione di una volpe in fanciulla. Si passa poi alla rappresentazione di narrazioni tradizionali legate alla montagna, un elemento onnipresente nell'immaginario nipponico, con i karasu tengu, spiriti-corvo dall'indole assai dispettosa e con il lupo delle nevi e la fanciulla delle nevi. Il culto dei karasu tengu è legato allo shintoismo (la religione autoctona del giappone), le narrazioni della fanciulla delle nevi una metafora delle dure condizioni di vita delle popolazioni di montagna.
Lo spettacolo si chiude con l'arrivo, sul terreno innevato, di due altre donnole, Chooey e Choro e della loro danza, a chiudere un ciclo che dal mondo della fantasia riporta a quello della natura, da dove tutto aveva avuto inizio.
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